Domani, ci sarà un’elezione in Québec. Il governo
minoritario del Parti Québécois ha vinto l’ultima elezione, 18 mesi fa. La
prima ministra, Pauline Marois, ha deciso di indire un’elezione per raggiungere
la maggioranza e avere il margine necessario par applicare il suo
programma politico. All’inizio della campagna, il Parti Québécois aveva il
vantaggio nei sondaggi d’opinione, pero dal momento in cui si è cominciato a
parlare dell’indipendenza e del referendum, un argomento del quale il Parti
Libéral ha aproffitatto abbondantemente, l’indice di popolarità del Parti
Québécois si è abassato rapidamente.
Tutto ha cominciato quando Pierre-Karl Péladeau (il
« Berlusconi » quebecchese dicono alcuni) ha annunziato la sua candidatura
per il Parti Québécois e ha fatto una professione di fede nell’indipendenza del
Québec. Alla fine della conferenza stampa, ha alzato il pugno per dimostrare la
sua fiducia nella causa, un gesto che nemmeno gli strateghi del partito avevano
previsto.
Secondo i sondaggi successivi, questo simplice
gesto, questo pugno, ha fatto cambiare idea al 10 per cento (forse di più) dell’elettorato
che ha deciso di appogiare il Parti Libéral o l’altro partito importante, la
CAQ. Quindi, un pugno alzato e qualche frase sono stati sufficienti per fare
cambiare idea a tanta gente? Questo dimostra bene la mancanza di convizione di
molti Quebecchesi.
La maggioranza dei Quebecchesi hanno paura della
indipendenza anche se abbiamo tutto per essere un paese, forse tanto come i
paesi scandinavi e sicuramente come la Catalogna e la Scozia. Abbiamo paura e
preferiamo lasciare altri decidere per noi. Ci basta essere una voce debole nel
mondo, senza la credibilità necessaria per avere un’influenza riguardo ad argomenti
importanti come l’ambiente, la giustizia sociale, la lingua e la cultura.
Abbiamo dimenticato che all’inizio l’indipendenza
era un sogno bellissimo. Oggi il sogno sembra morto. Siamo tutti responsabili.
Abbiamo scelto il comfort invece dell’incertezza, la frenesia consumatrice
invece della solidarietà. Anche Il Parti Québécois è responsabile del crollo di
questo sogno. Ha fatto molte errori. Ci ha proposto un’indipendenza contabile e
una carta dei valori basata su motivi elettorali. Ha fatto molte promesse
soltanto per vincere l’elezione.
Sono deluso come tanti altri. I Quebecchesi
preferiscono la corruzione invece dell’affermazione. Non capiscono que abbiamo
tutto per fare un paese, tranne la voglia, la coscienza, il coraggio e
l’apertura.
Nel Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il
protagonista principale, il principe Fabrizio dice: Tutto deve cambiare, perché
nulla cambi. Tout doit changer pour que
rien ne change. Siamo arrivati a questo punto.
* Les Québécois ne comprennent pas et ce n’est pas
à cause de l’italien.
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire